Qual è la linea sottile che separa la liceità da una molestia?
Una frase accompagnata da una emoticon può mascherare le intenzioni di chi invia un messaggio, ma non l?effetto che può generare in chi lo riceve, soprattutto se reiterato nel tempo.
Con il diffondersi delle varie app di messagistica, come ad esempio whatAapp, esistono una serie di ?strumenti? che qualche anno fa erano circoscritti alle tradizionali telefonate.
Infatti, la Corte di cassazione ha chiarito che i messaggi WhatsApp, come gli SMS, o altre piattaforme di messagistica, possono essere considerati molestie telefoniche, soprattutto se inviati insistentemente o con intento di turbare la quiete del destinatario.
Pertanto, le molestie sul lavoro tramite WhatsApp possono configurare reati, tra cui molestie telefoniche (art. 660 del codice penale) e diffamazione, nel caso in cui i messaggi inviati tramite WhatsApp siano offensivi e lesivi della reputazione della persona, il cui contenuto sia diretto a una persona e possa essere visionato da un ampio numero di contatti.
Ma facciamo un esempio:
Paolo, è un team manager di 35 anni, la sua attività consiste nel coordinare un gruppo di lavoro, composto da operatrici di telemarketing e agenti di vendita.
WhatsApp è lo strumento attraverso il quale avvengono le varie comunicazioni con il gruppo di lavoro.
Da qualche giorno Paolo invia messaggi in chat privata ad una collega, chiedendo ?scherzosamente? una fotografia in biancheria intima.
Inizialmente Francesca accetta lo ?scherzo? per poi, iniziare a sentire uno stato di forte disagio nel momento in cui quella richiesta diventa reiterata.
A fronte dei continui rifiuti e richieste di chiarimenti da parte di Francesca, Paolo sempre ?scherzosamente?, fa notare che il suo ruolo gli permette di decidere a chi assegnare gli appuntamenti migliori e altri incarichi per i quali detiene massima libertà operativa.
Francesca inizia a preoccuparsi seriamente, temendo ripercussioni sia dal punto di vista operativo, ma anche economico, considerando che Paolo, è il responsabile che compila il report dal quale poi viene conteggiato il compenso mensile.
Combattuta tra rivolgersi direttamente al titolare, con il rischio di rovinare clima lavorativo e eventualmente il lavoro di Paolo, o addirittura essere presa ancora più di mira in quanto non in grado di riconoscere uno ?scherzo.?
Oppure cedere alla richiesta o sperare che tutto finisca li?
L?unica cosa certa è che Francesca sta vivendo un momento di forte disagio con conseguente stress.
Senza andare troppo a fondo della situazione, parrebbero configurarsi tutti gli elementi per un caso di molestia.
Le molestie sul lavoro, (che includono anche quelle tramite WhatsApp), sono un problema serio che non può essere sottovalutato e che può avere gravi conseguenze per la persona molestata e di conseguenza per l'ambiente lavorativo. Le condotte moleste possono essere definite come comportamenti indesiderati, posti in essere per ragioni connesse al sesso o a altri fattori, che hanno lo scopo o l'effetto di violare la dignità di una persona e creare un clima intimidatorio.
È importante precisare che al perdurare della frequenza o della durata delle azioni moleste, ci potremmo trovare di fronte a casi di condotte mobbizzanti, o stalking lavorativo.
Aggiungendo anche che, a differenza del mobbing che per essere ritenuto tale deve essere configurato come vessazione perpetrata in un arco temporale minimo di sei mesi, lo straining, a differenza del precedente non ha bisogno di frequenza e ripetitività, ma è riscontrabile anche in un singolo evento.
Inoltre, Il reato di molestie in quanto tale, non ha natura necessariamente abituale e anch?esso non richiede una reiterazione delle condotte, perciò, è sufficiente che vi sia anche una sola interferenza indesiderata che alteri fastidiosamente lo stato psicofisico o le abitudini quotidiane della vittima.
Mettendo da parte l?aspetto giuridico che ovviamente non mi compete, mi voglio soffermare sull?aspetto psicologico che è puramente soggettivo e non può essere derogato ad un codice civile o penale, ma gli effetti possono essere riscontrati nello stato emotivo e psicologico della persona che vive l?esperienza stessa, come la elabora e come gestisce le conseguenze.
Situazioni come quella di Paolo e Francesca, possono essere ritenute importanti fonti di stress e, in quanto tali avere gravi ripercussioni nella vita della vittima e di conseguenza in quella di familiari e colleghi.
Infatti, è molto probabile che le persone molestate possano riscontrare grandi difficoltà nel comportarsi normalmente sia sul lavoro che nella vita di tutti i giorni. Ci troveremo, in tal caso, di fronte all?insorgere della comparsa di disturbi da stress di carattere cronico e post-traumatico, perdita dell'autostima, ansia, apatia, irritabilità, disturbi della memoria, disturbi del sonno, problemi digestivi e in alcuni casi depressione e persino suicidio. I sintomi possono perdurare anche diversi anni dopo gli avvenimenti che li hanno originati.
Dal punto di vista organizzativo, le molestie possono provocare assenteismo, malattie, alto turnover e perdita di produttività ed efficacia.
Per questo motivo ogni azienda è tenuta ad informare, sensibilizzare e ancor più, adottare tempestivamente misure volte a prevenire l'insorgenza di tali fenomeni.
D?altrocanto le vittime di molestie (anche su WhatsApp o su altri social) devono intervenire quanto prima, onde evitare stati stressogeni che possano inficiare la loro stabilità psicofisica, e, pertanto tutelarsi rivolgendosi al proprio capo o alle autorità competenti.
Roberto Massimo Chessa
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
n.b.
I nomi utilizzati sono di pura fantasia, così come il ruolo e/o il settore.
il presente articolo non può essere ritenuto come base per decisioni legali e non sostituisce il consiglio di un professionista. È consigliabile consultare un avvocato per questioni legali specifiche, anche se l'articolo può fornire informazioni generiche.
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